Il CBD: Risorsa Naturale

Attualmente, tra i metaboliti della Cannabis, il Cannabidiolo (CBD) è senz’altro tra i più interessanti e studiati, emergendo come un potente rimedio naturale . Questo cannabinoide  non psicoattivo, si forma a partire dal suo precursore CBDA, l’acido cannabidiolico, attraverso un processo di decarbossilazione (reazione termica in cui si libera una molecola di CO2, anidride carbonica). Alcune ricerche hanno evidenziato anche la possibilità che il CBD converta in vivo in THC, ricordando che entrambe le molecole sono composte da 21 atomi di carbonio. Nell’uomo non si sono manifestati effetti negativi riguardo ad un abuso o dipendenza potenziale, infatti, a differenza del THC, è possibile utilizzare dosaggi molto alti già ad inizio terapia. Inoltre, ad oggi, non sono stati registrati effetti avversi rilevanti per i consumatori.

Il CBD fu isolato per la prima volta in assoluto da un ente di ricercatori del Dipartimento di Chimica dell'Università dell'Illinois (USA). Questo accadeva nel gennaio del 1940 in cui veniva resa nota la struttura della molecola, dichiarata tossica. Nonostante il successo degli scienziati dell'Illinois, nessun altro esperto si interessò realmente alla molecola fino a più di 20 anni dopo,quando nel 1963, un chimico dell'Università Ebraica di Gerusalemme, Raphael Mechoulam, determinò la sua
struttura esatta ed i metabolismi annessi (biosintesi e degradazione). Meno di un anno dopo, il suo gruppo di ricercatori ottenne altri risultati interessanti: venne isolato il THC per la prima volta e riuscirono a sintetizzare entrambi i composti cannabinoidi. I lavori di questo esperto e dei suoi colleghi aprirono un nuovo campo di ricerca sull'attività farmaceutica dei componenti della Cannabis.

Proprio in una recente intervista, Raphael Mechoulam racconta :” Con il CBD io ho un problema di fondo: avevamo fatto molti studi preclinici sul cannabidiolo 35 anni fa. Dopo facemmo uno studio clinico su pazienti affetti da epilessia e per i quali nessun farmaco funzionava, dando loro CBD e dimostrando che fosse molto efficace in questa patologia. Non interessò a nessuno. Quindi per più di 30 anni c’è stato questo studio scientifico al quale nessuno sembrava essere interessato mentre intorno migliaia di ragazzi e bambini erano affetti da forme di epilessia farmaco-resistente. Oggi, più di 30 anni dopo, alcune persone sono tornate a guardare con interesse a quella ricerca e io sono frustrato per il fatto che per tutto questo tempo avevamo mostrato come il CBD fosse efficace contro l’epilessia nei pazienti, ma non importava a nessuno.”

Il CBD interagisce con il nostro sistema endocannabinoide attraverso due recettori, chiamati recettori CB (cannabinoidreceptors). Il recettore di tipo CB1 è localizzato principalmente a
livello del sistema nervoso centrale, ma è possibile trovarlo espresso anche nei tessuti periferici. Il recettore di tipo CB2 è invece espresso su cellule del sistema immunitario, del tratto gastrointestinale e secondariamente, con basse densità, nel sistema nervoso centrale. Da segnalare che alcuni studi ritengono che il recettore CB1 non sia un sito di legame diretto per il Cannabidiolo, bensì esso potrebbe regolarlo (attivato/disattivato) in maniera indiretta. 

Proprio in questi giorni (6 – 10 novembre 2018), a Ginevra, si è riunita la WHO (World Health Organization), l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per decidere il destino del CBD. L'Italia
si colloca in un quadro particolare, non essendoci di fatto una regolamentazione statale, si è in un vero e proprio buco normativo. In altri stati la situazione è gia regolamentata.

Sono molti i benefici di questo principio attivo: alcuni sono certi, altri probabili. Proviamo a chiarire un po’ le idee:

Epilessia: è considerato un efficace rimedio contro l’epilessia multi resistente ai farmaci di sintesi. Ampiamente usato nelle epilessie infantili, può rappresentare un’eccezione interessante tra i fitoterapici che, spesso, a causa della loro complessità, non sono una scelta d’elezione per le terapie infantili. Sono già parecchi gli studi e i case report che dimostrano la sua validità. Inoltre è in commercio un farmaco (Epidiolex®).

Cancro: ci sono evidenze sperimentali, non cliniche (in vitro), che dimostrerebbero un azione antiproliferativa ed apoptotica delle cellule tumorali. Il CBD in parole povere riduce la capacità delle cellule neoplastiche di produrre energia, portandole ad una morte programmata. Senza lasciarci influenzare e rimanendo obbiettivi, per ora, non è questa la cura del cancro.

Dolore: Ha una buona azione sul dolore neuropatico ed infiammatorio. Gli studi a riguardo ci segnalano un intervento diretto sulla trasmissione neuronale nei percorsi del dolore.

Malattie autoimmuni: grazie alla sua azione antifiammatoria è un rimedio terapeutico molto ambizioso nella cura di patologie autoimmuni. Di fatto sembra trovare collocazione per il trattamento di artriti reumatoidi e di psoriasi.

Nausea:  storicamente la cannabis ha avuto impiego come antinausea ed antivomito. Nel 2012, in uno studio sui topi pubblicato nel British Journal of Pharmacology, si è messo in evidenza un effetto dose dipendente. Infatti a basse dosi sembra essere confermata la sua azione sull’emesi (vomito) e sulla nausea, mentre ad alte dosi potrebbe stimolarle. Tutto ciò trova conferma nella scoperta dell’iperemesi da cannabis. Infatti i recettori per i cannabinoidi, stimolati in maniera cronica, potrebbero portare ad un fenomeno di emesi transitoria.

Ansia: si ritiene che riesca ad alleviare disturbi lievi legati a stati ansiosi, favorisce il sonno ed il suo mantenimento, evitando risvegli notturni con difficoltà a riaddormentarsi.

Potere antiossidante: l’azione antiossidante del CBD è superiore a quella dell’Acido Ascorbico (Vitamina C), per cui trova impiego anche per contrastare i radicali liberi e per la protezione da malattie neurodegenerative.

Chiaramente il CBD trova sinergia d’utilizzo in combinazione con il THC e l’interazione delle due molecole, lo rende utile per la cura anche di altre patologie.

Il CBD viene commercializzato in varie forme, tra le più comuni vi è l’olio, ma stanno trovando ampio spazio nel settore commerciale anche estratti liofilizzati allo stato cristallino, con CBD
puro circa al 99%. Chiaramente, attenendoci agli studi attuali, si hanno notevoli evidenze a favore del CBD collocato all’interno dell’intero fitocomplesso, da preferire alla molecola isolata.

Concludendo, sarà utile, per il consumatore o il lettore informato e curioso, sapere che vi è differenza tra gli HempOil (estratti da Canapa industriale C.E.) e i Cannabis Oil (Estratti da Cannabis Medica), soprattutto per il contenuto di cannabinoidi ed olii essenziali.

Articolo a cura del Dott. Domenico Pontillo

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